Avvocati… Cosa ne sappiamo del loro mondo “sacro e maledetto”… Spesso ci
facciamo delle idee che poi diventano pregiudizi. Non sempre si trovano
a difendere la parte “giusta”; noi dal lato opposto della barricata,
non sempre ne comprendiamo l’essenza. Ho avuto il piacere di avere un
grande amico, un amico avvocato. Conosco la sua umanità, la sua
simpatia, ma leggendo il suo “diario di viaggio” ho avuto la possibilità
di scoprire il mondo che vive e che lo vive, la sua anima vestita con
la toga. Quando ho letto il momento della vestizione, la passione con la
quale lentamente scivola sulle spalle e sul corpo, mi ha portato a
visitare i numerosi palazzi fatti di corridoi immensi, di soste e corse.
Tra sorrisi e commozione, ho avuto l’opportunità di calarmi ancor di
più nella sua professione fatta di incognite, notti insonni, con il
fiato sospeso e ore interminabili ad attendere l’esito di una causa.
Gli aneddoti, le storie vissute qui narrate, seppure mostrano e sembrano
momenti di ilarità trattenuta innocentemente, hanno portato alla luce
aspetti di una sensibilità sconosciuta. L’avvocato costruttore di cause,
arringhe, difese con voce imperante, con aulica eloquentia,
nata e offerta dagli atenei del diritto romano, si è reso umile e nobile
nei cospetti della differente specie umana. Anima camaleontica e
fortemente empatica, ironica, mai scostante e cinica. Il tessuto
sociale, descritto da un esperto forense, diventa non solo una
narrazione, ma uno studio antropologico. Non c’è una modalità oppure un
uso improprio e speculativo del disagio di un cliente, dell’ego
esageratamente urlato di colleghi “Principi del Foro”. Tutto diventa
un’osservazione oggettiva e soggetti-va di un “Teatro Reale”, vissuto,
che si ostina a non riconoscere la parola rispetto e amore per il
prossimo. Il titolo della raccolta “Signori della Corte, siamo colpevoli!”
lascia il lettore per un attimo smarrito: come può un avvocato
dichiarare colpevoli anche i “Signori della Corte’”? Lo stesso
personaggio raffigurato in copertina si fa notare con uno sguardo
curioso: perché la toga? Perché sotto la toga un uomo malconcio
nell’abbigliamento? Ebbene, avendo io assistito alla stesura del libro,
con Angelo ho avuto modo di discutere più volte su come rap-presentare
questa raccolta e, come spesso accade alla fine di un lavoro, si fa il
resoconto riflettendo sul vissuto passato e presente. Ne è venuto fuori
che non sempre il proteggere, il farsi promotore della legalità, il
capire l’umanità del mondo che ci circonda sia garante di “benessere”.
Spesso ci si trova a combattere contro un muro di gomma che ci respinge
nei principi e nei valori, come se tutto ciò in cui abbiamo creduto ci
rifiutasse. È come un boomerang di ritorno che ci colpisce disilludendoci. Alcuni episodi (del tipo in cui un avvocato della controparte chiede al teste “Lei ha visto l’auto attingere da tergo l’ape?”)
colpiscono in modo particolare e nel ridere, ci si rende conto di come a
volte la “saccenza latinista” di alcuni personaggi forensi voglia
mettere in risalto il disagio e la semplicità di una persona comune,
mettendola in ridicolo e facendola diventare il “giullare” del processo.
Ribaltando la situazione, ci si può trovare di fronte alla smisurata
superbia del cliente “ignorante” imbrigliato nella rete della giustizia,
che pretende di voler superare le conoscenze professionali
dell’avvocato. Molto triste è quando le persone con le quali si
condivide la quotidianità (quali amici o parenti), non apprezzando la
professione svolta, pretendono di usufruire gratuitamente di consigli e
favori legali Così come purtroppo, spesso, non si ha il piacere di avere
come interlocutori Magistrati di Calibro. Leggendo questa raccolta,
scritta con il desiderio di regalare un sorriso, non si può evitare di
riflettere sui tanti spaccati di questa società che, seppure in continua
evoluzione, mette in rilievo alcune azioni, diversi concetti
abbarbicati a un tradizionalismo oscuro e alquanto patetico. È una bella
passeggiata nel profondo di chi sotto la toga non ha solo un’anima di
legge, ma quella di un poeta innamorato della vita, un sognatore che si
rifiuta di vivere in una gabbia di qualunquismo e utopia, che a tutti i
costi cerca di creare una simbiosi tra il suo “sentire la vita” e le
persone che ne fanno parte. Il rapporto con Zia Rosetta, per esempio,
esplicita come Angelo sia legato alla sua terra, alle tradizioni, pur
scoprendo il mondo in tutte le sue sfaccettature. Il libro è
piacevolissimo da leggere, un viaggio che arricchisce e regala anche
momenti di dolce e profonda poesia.
Prof. Velia Martucci