La grandezza dell’uomo si misura in base a quel che cerca e
all’esistenza con cui egli resta alla ricerca. Ecco che l’accurata
analisi esistenziale mira a definire l’esistenza, intesa come “progetto”
orientato razionalmente dall’esserci che entusiasmato viene sottratto dalla irriflessione ed invitato ad esistere come creatura e creatore. Mentre
le cose sono ciò che sono, ovvero, delle semplici presenze, l’uomo è
ciò che “ha da essere”, ciò che egli stesso progetta e sceglie di
essere. Un esserci che accettando la possibilità più propria del suo
destino, ovvero la morte, si pone innanzi alla possibilità di essere se
stesso, in una libertà appassionata affrancata dalle illusioni del Si,
riconoscendo il significato autentico della sua presenza nel mondo.
Invitato a sperimentare la caducità dell’esistenza come propria
condizione, dirottando la sua originaria “provocazione”, l’esserci
scopre la sua grande dignità la quale si esplica attraverso il suo
stesso pensare. Del resto, proprio il pensiero appartiene all’uomo, come
l’uomo alla vita, un pensiero che lo rende consapevole ponendolo
innanzi alle proprie strutturali aperture, un pensiero che risulta
superiore alle stesse scelte e alle condizioni di pensabilità,
riconducendo l’intera esistenza umana alla categoria della possibilità.