Mirco Rotondo, libero professionista per una vita, con la stessa che ti cambia e ti sfugge nel tempo, rischiarata dalla presenza di due figli strepitosi, come lui ama dire “sono il me, domani”. Si rivede in loro, nel tempo non più fraterno e speranzoso, ma riflessivo, guardando il percorso e gli insegnamenti ricevuti. Il risveglio in età matura, con i pensieri che ridestano antiche battaglie e la consapevolezza del vissuto, tra riflessioni notturne e lo scrivere nuovamente, abbandonato troppo frettolosamente ma senza rimpianti in età giovanile. E finalmente oggi, gli anni, l’esperienza, la vita, un quadro da cui trarre germogli e idee, uno scrivere di passioni e ritagli di ricordi. Un turbine di emozioni culminate ora in –Pane agro- dove l’integralismo lessicale, più che agro è feroce. Una silloge che racconta porzioni di vita, di amori spesi, di sentimenti familiari e fallimenti, discussi inequivocabilmente in modo deciso, impietoso, anche rabbioso, mai volgare.