Il titolo dell'opera ed il termine “FELICITAS”, mutuato dai pensatori
ellenistici che nel 200 A. C. avevano già detto tutto sull'uomo,
potrebbe trarre in inganno il lettore superficiale, forse dubbioso
sull'utilizzo dell'altro termine “REPUBBLICA” e pensare ad uno studio di
carattere filosofico sui comportamenti esistenziali per vivere alla
ricerca della felicità. Così non è. L'autore parte dalla Dichiarazione
d'indipendenza Americana con la citazione istitutiva in cui, per la
prima volta, viene riportato il principio fondatore di uno Stato, quale
“il diritto alla felicità”. Quindi parte con la considerazione iniziale
che l'Italia è un Paese da sempre in ritardo. L'autore esamina, con uno
stile veloce, attrattivo e per niente pesante, poiché fa riferimento
alla cronaca dei fatti accaduti a partire dalla Prima Repubblica, il che
rende partecipe il lettore stimolando i ricordi alla ricerca dei perché
ed al perseguimento della comprensione storica degli accadimenti
narrati con precisione temporale ed estrema competenza, comprensivi di
citazioni, di documenti e di dichiarazioni dei politici del tempo, ma
anche dei comportamenti degli alti burocrati di Stato che, come
testimonia l'ex Commissario ed economista Cottarelli, costituiscono una
casta impenetrabile, specializzata nella elaborazione di leggi ed
ordinanze poco comprensibili ed a volte contradditorie. L'autore, P.
Venturi, narra aneddoti di quando era fresco di studi e rodato al
contradditorio per la partecipazione alle varie specializzazioni
settoriali di carattere economico, ma anche dai vantaggi derivanti dal
confronto con i colleghi dei Master frequentati in un contesto di
giovani studiosi curiosi e competenti. Non da ultimo, va registrato
l'influsso del pensiero politico di I. Silone, a volte citato, come
esempio per l'incrollabile fede nella solidarietà e nella sua
articolazione politica, insieme al grande critico Nicola Chiaromonte.
L'autore interviene spesso con riflessioni personali e quando si spinge,
con entusiasmo su proposte di riforme esaustive sui problemi
analizzati, si premura di affermare che è idealista, ma non ingenuo. La
lettura è piacevole e per niente pesante o stucchevole e mai ripetitiva.
Attrattiva per la concatenazione di causa ed effetto e talmente
coinvolgente che, a volte, spiace interromperla perché spiega gli
accadimenti con le citazioni, documenti ed altro che anche a coloro che
hanno seguito la politica istituzionale o partitica, capita di scoprire
avvenimenti che per noia o stanchezza si sono lasciati scivolare
addosso. Capire i fatti, le sorprendenti concatenazioni, le attività dei
personaggi coinvolti nella storia della Repubblica, le cose dette e
quelle non dette, comprendere insomma è essenziale. La comprensione,
infatti, sembra essere il pregio maggiore di questo saggio, non con
supponenti pareri autoreferenziali, bensì con indubitabili documenti e
riferimenti. Una volta analizzati i problemi, l'autore parte alla fase
propositiva, disseminata qua e là lungo la scrittura con riflessioni e
proposte confortate dall'analisi del contesto statuale di altri Paesi
fino a giungere alle proposte di modifica della Carta Costituzionale.
Sembrerebbe essere un atto di vanità se non fosse corredata da solide
argomentazioni e sorprendenti ipotesi di modifiche mutuate dalla
formazione culturale e politica dell'autore, ma anche, a volte, come
semplici adeguamenti allo svolgersi del tempo. Uno degli ultimi
argomenti trattati riguarda, a ragione, l'involuzione culturale degli
ideologismi, i problemi trattati con astrattezza e senza
dirette possibilità di verifica, l'attività dei media e poi dei social,
il giustizialismo ed il giustificazionismo, l'ombra lunga del
berlusconismo e l'attività del pool di mani pulite ecc. Ma l'autore si
impegna anche nell'analisi del concetto di efficienza ed efficacia,
chiedendosi anche se è possibile applicarlo nell'ambito della politica.
Può dunque esistere un parallelismo tra concetti economici ed il
funzionamento della politica? Il parallelismo sembra improponibile come
spiega Peter Drucker nella sua appassionata disamina, seguita da un
celebre aforisma su efficienza ed efficacia. Dopo aver trattato fisco,
pensioni, welfare, tecnologie, ma anche concetti come solidarietà,
libertà, partecipazione e giustizia, l'autore si avvia alla concreta
proposta di una Repubblica di felicitas proponendo soluzioni
efficaci ed attualizzando le proposte stringenti del PNRR. Il messaggio
ai giovani è la conclusione ideale di un percorso ideale. L'autore ha
usato spesso il Club Ignazio Silone di Marotta come contenitore di
dibattiti e come momento di confronti, a volte con interlocutori di alto
livello proprio al fine di divulgare le suddette proposte culturali.
NICOLA MANES, presidente del Club I. Silone
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