LA MALEDIZIONE DI DAPHNE

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Un portalettere, durante il giro di consegna, trova una donna uccisa nel giardino di una villa. Si tratta di Giovanna Lanteri, la proprietaria. Nella bocca vengono rivenute tre foglie di daphne. La “Daphne laureola” è un arbusto selvatico che somiglia all'alloro, ma, a differenza di quest'ultimo, è molto velenoso e la sua linfa causa eruzioni cutanee al contatto. Il maresciallo Luca Baudino, comandante della stazione dei carabinieri di Triora, si interroga sul perché. Gli investigatori pensano che sia una specie di rito. Durante le indagini si scopre che la signora era dedita a prestare soldi, al limite dello strozzinaggio. Il fratello e la nipote vengono interrogati per primi, dato che i sospetti si concentrano su di loro per via di un'eredità mancata. Seguono i conoscenti, gli amici e tutte le persone che avevano beneficiato dei prestiti. Diversi giorni dopo, il cadavere di una ragazza viene ritrovato nella propria abitazione di Andagna, una piccola frazione abbarbicata sulla collina di fronte a Triora. I carabinieri, in un primo momento, sono convinti che sia morta per colpa di una stufetta difettosa, ma al maresciallo sorgono alcuni dubbi, a causa della dinamica dell'accadimento. Anche nella sua bocca verranno rinvenute tre foglie di daphne. Il caso si presenta complesso fin dalle prime battute. Baudino continuerà a scavare nella vita delle due donne, Lanteri e la giovane sconosciuta, e verrà scoperto un particolare che le lega. Alcune circostanze da approfondire porteranno il sottufficiale a indagare anche in paesi oltre provincia. Il maresciallo ha già qualche sospetto, per via di alcune incongruenze sulle dichiarazioni raccolte, ma gli mancano le prove decisive e i dubbi restano. Con pazienza egli riuscirà a ricostruire gli ultimi momenti delle due donne e alla fine la verità verrà fuori inaspettata, in tutta la sua drammaticità.
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Categoria NARRATIVA