IN PELLE DIMORO

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 Il corpo di Clara diventa poesia

 In questa sua raccolta poetica, In pelle dimoro, a Clara Chiariello riesce qualcosa che raramente riesce a chi scrive poesia, uomo o donna che sia: cioè compiere una sintesi poeticamente felice fra tradizione lirica e originalità. Leggendo i suoi versi, il lettore non si sente smarrito in una foresta di simboli dal significato oscuro (come in molta poesia contemporanea), ma riconosce come familiari echi, immagini, sentimenti, in un discorso ispirato ma comprensibile; in più, e questa è l’originalità di cui si diceva, dà nuova vitalità a quei pensieri, a quelle emozioni. È nuova poesia, la sua, ma che sentiamo già vicina a noi, adulta e consapevole. Ed è una poesia umana, in cui l’autrice indaga sul suo universo quotidiano, sui rapporti tra sé e il mondo, tra sé e le persone che ama; temi che sono alla base della sua costruzione poetica, e che fanno presagire interessanti sviluppi da parte di una donna che ha sicuramente molte cose ancora da dire con i suoi versi. C’è un leitmotiv che ricorre in questa raccolta: Clara esplora soprattutto la sua identità, ci rivela l’insofferenza, la sofferenza per il suo destino di donna e ci confessa questa sua amarezza esistenziale con toccante spontaneità. Qui compare un tema molto discusso dalla critica: esiste una poesia soltanto femminile? C’è chi ha scritto che la poesia delle donne è diversa da quella maschile perché si scrive “con il corpo”, per così dire, una carnalità sconosciuta ai poeti maschi. Non so se questo è vero in generale, ma penso che sia vero per Clara Chiariello, la quale nelle sue poesie indugia a lungo sul suo corpo, che viene esposto con un coraggio non scevro da grande amore di sé. Il corpo è un indubbio protagonista della raccolta, non solo come involucro (la “pelle” del titolo) in cui è racchiusa l’identità dell’autrice, ma anche come spazio in cui il verso assume una profonda carnalità, in cui il corpo di una donna viva diventa letteralmente parola poetica - la carne si fa Verbo (poetico), potremmo chiosare; e non è un caso se “corpo” è tra i sostantivi che ricorrono più frequentemente nelle sue poesie. È, in definitiva, l’eros (inteso come energia che anela alla pienezza dell’esistenza) che muove e informa di sé tutta la poetica di Clara Chiariello, la quale esprime così il suo disperato desiderio di vivere, che si consuma nella coscienza disperante che invece una vita pienamente realizzata è impossibile; possiamo solo sopravvivere nel mondo con la “pelle” che abbiamo, sognando altre occasioni che mai avremo. Lei ci racconta tutto questo con un vitalismo che non cede mai allo sconforto, alimentato da tensioni contrastanti ma vive, in cui l’amore (e la pietà) contende al dolore ogni pensiero, con un animo dolente ma fermo che accetta ma non subisce la spietatezza della realtà. Così stando le cose, Clara Chiariello non può fare altro che ritrarsi nel suo spazio più intimo, il suo corpo, (In pelle dimoro appunto), e da lì ci rivela le sue paure e i suoi desideri, ci confessa le sue presunte colpe esistenziali, elenca le ferite che sente di non aver mai sanato; ma facendo questo, semplicemente fa poesia. Ogni volta, quando inizia un nuovo componimento, parte per altre, imprevedibili direzioni; è il suo istinto poetico che indica una strada alle sue paure, al suo destino di donna fragile, ma che diventa un poco più forte ogni volta che compone versi: lei, ma anche noi, che con emozione camminiamo al suo fianco in queste pagine.

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Categoria POESIA