“Quando venivo ad Atene, non lo sapeva nessuno. Non vedevo nessuno. Stare con Alekos non lasciava tempo per altre persone o altre cose. Ero una specie di Greta Garbo con gli occhiali neri.

Non volevo interferire con la sua fama di uomo politico. Non volevo togliergli luce con la mia personalità.    
Quando Alekos morì e subito corsi ad Atene, tenni un comportamento che è noto a tutti. Poterono fotografarmi solo in due occasioni: all'obitorio perché si erano arrampicati sulla finestra e poi ai funerali.  
Nei cinque giorni compresi tra la morte di Alekos e i funerali, io rimasi sempre rinchiusa nella nostra stanza di kolokotroni. Quella stanza era la "nostra casa di Atene". Tutto, qui, era lui, noi.        
Perfino i mobili che avevamo portato da Firenze. Così i quadri, le coperte sul letto, i soprammobili. Stare in quella stanza, in quei giorni, voleva dire stare con lui.”

                                                                         (Oriana Fallaci)