FINALMENTE IO...

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Leggendo le poesie di Loredana Mazzeo ho rivissuto ricordi di fatti lontani nel tempo, perché esse perdono i connotati precisi sfumando nell’indefinito, procurando una sensazione di vago e di indeterminato. Questo si verifica quando i fatti ricordati sono dolorosi: “Un nodo alla gola... singhiozzi... mi manca l’aria, mi sveglio spaventata... un incubo... Chiudo gli occhi respiro e... Sollevo di nuovo lo sguardo verso il cielo… è tanto... troppo tempo che non lo guardo più.../” La poetessa si rivolge al cielo come a un confidente segreto e a un intimo amico. Quel cielo le ricorda il mare e così…. le dona pace accogliendola nel suo infinito azzurro… Un’immagine dal dolore dolce che chiama la natura a testimone delle proprie emozioni, della propria interiorità e sofferenza. “Il dolore mi ha segnata/e le carezze un dì negate…/e quel che vedo non mi piace./Io la notte più non dormo /Sono incubi i miei sogni./” L’autrice si lascia andare al compiacimento del dolore, all’assaporamento delle lacrime amare, perché nell’inconscio si aspetta che il futuro le restituisca quanto le ha strappato, ancora vivo nei suoi versi: “indietro con la mente, ad una bimba che felice, intorno ad un braciere stava, con gli occhi spalancati e orecchie attente, ad ascoltar le storie raccontate, di streghe, di fantasmi e di folletti. Il babbo divertito al suo timore, accarezzando i suoi capelli la baciava e lei, serena e fiduciosa, più vicina a lui si rannicchiava.” I ricordi sono troppo freschi perché possano trasfigurare le delusioni e le disillusioni, ma per la poetessa diventano strumenti euristici, quindi di acquisizione della cruda verità e della sofferenza che sembra le siano date in sorte. Anche nei momenti belli si percepisce un fondo di tristezza, e il momento lieto sem-bra esserle dato per un lasso di tempo troppo breve, ogni cosa porta in sé il marchio del dolore, che sembra essere la nota dominante sia del presente che del passato, dal momento che la condizione della poetessa non è cambiata. Sono il ricordo “Sbiadito...” di una donna schiacciata da un dolore che… inabissa il cuore... Che scandaglia l’anima nella ricerca eterna di verità nascoste”. Verità celate a se stessa e a noi ma racchiuse in queste pagine come un codice segreto dove fasci di luce filtrano e incitano la poetessa a “rialzarsi”. Oltre il cancello... Mi siedo e guardo... oltre. Con gli occhi e la mente lo scavalco... guardo oltre... oltre l'azzurro...l'infinito, oltre ogni mio pensier segreto.. in quell'altrove non c'è posto per la malinconia, non vi è paura e... vado oltre. Non ci si può rifugiare nel passato, nelle illusioni, nel pensare di aver vissuto, di essere stata felice: la felicità deve essere nell’hic et nunc.

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Categoria POESIA