Carmen Togni, scrittrice.La storia di Irene è la storia romanzata del
tragico evento della strage di Bologna e leggendola mi ha riportato ai
miei vent’anni, quando transitavo in quella stazione per raggiungere
Milano. Rammento ancora lo sgomento del cronista televisivo costretto a
raccontare qualcosa che non comprendeva e di cui non riusciva a spiegar
la ragione. Ricordo che, quando arrivavo in stazione, mi affacciavo
sempre al finestrino: i Bolognesi dicevano che l’aria sapeva di
Lambrusco e di nebbia, di calure e di stoppie, di passione per la
libertà e per la vita. Quante storie sotto quelle arcate in ferro! A
volte scendevo dal treno per comprare qualche rivista, le partenze non
erano rapide come oggi, spesso si restava fermi anche un’ora. Ricordo la
giornalaia dal sorriso dolce che scherzava con un suo amico: cosa ne è
stato di lei? E di quei ragazzi che aspettavano la coincidenza per le
vacanze sull’adriatico? Si mescolano i ricordi di gente che andava,
gente che saliva, e di quelli sul marciapiede del primo binario che
hanno vissuto la loro più tragica vicenda: l’incontro con la morte.
Salendo a Salerno mi ero seduto accanto ad un uomo basso e scuro di
pelle, era emigrato a Bologna, veniva da un paese dove fioriscono limoni
e aranci e portava con sè il profumo delle sirene dei mari siciliani.
Come si fa ad ammazzare chi lascia la sua terra per un pezzo di pane?
Come si fa ad ammazzare dei bambini seduti sulla panchina mentre
giocavano inconsapevoli che sotto di loro c’era una bomba che avrebbe
spento il loro domani? E poi, le immagini in televisione, tra le macerie
morti e feriti, e polvere, tanta polvere dove appena si scorgeva un
santino ripiegato e una fotografia di uno qualsiasi, una faccia di un
passante abituale. Scrive Tonino Guerra, poeta nato da quelle parti: «A
me la morte / mi fa morire di paura / perché morendo si lasciano troppe
cose che poi non si vedranno mai più: / gli amici, quelli della
famiglia, i fiori / dei viali che hanno quell’odore / e tutta la gente
che ho incontrato / anche una volta sola». Oggi resta solo il
dolore e la rabbia e la storia di Irene che si chiede perché. A noi
invece resta la domanda su una delle tante stragi che hanno ferito
l’Italia e gli Italiani. Anche se gli esecutori sono stati puniti,
continua a rimanere l’ombra sui mandanti. Questo romanzo è una delle
facce che testimoniano l’angoscia di un’Italia dei delitti impuniti e la
morte di tanta gente che nessuno ha potuto salvare. Salvatore Monetti