DI ME DIMMI SOLO SE VUOI
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IL RESPIRO, E L’IMPORTANZA DEL NON ANDARE IN APNEA.
Mi riscaldo eternamente nella scottatura del ghiaccio antartico. L’eterna agonia di un sensibile è il viscerale cemento in corpo, irrisolvibile, e mi ripeto solo:
”Piccola, respira.” Un po’ come se fossi l’amore mio assoluto. Tu credi nell’amore assoluto?
Il valore assoluto, in matematica algebrica, rappresenta un sistema, un modulo, grazie al quale, seppur associandogli un numero tendente al negativo, il segno tramuta in positivo, e così vale anche per lo zero, se infilato fra le due barre, tenderà sempre ad un emisfero di valori positivi, ed eventualmente, nel
peggiore dei casi, si annullerà.
Così, se io fossi ipoteticamente e realmente il mio, di valore assoluto, cercherei sempre la salvezza del mio estro, anche se nullo, tendente ad un polo [+].
Forse è così che vivono gli scrittori i momenti di blocco, i frammenti di non stesura, il “non scrivere”. Ed anche quando non scrivo, mi ricordo solo di respirare.
Credi che è così che si motiva la sopravvivenza, i giorni? Mi tiene a galla pensare che stendo versi e parole unicamente per salvare, ho parlato in svariati tempi del salvagente, ma ora immagina, un naufragio vero, cosa ti tiene a galla?
Ho un cuore ed un cervello, ed entrambi collegati alle ossa ed ai muscoli, così anche se non sapessi leggere, avrei questo spirito, ma se non sapessi scrivere, agonizzerei in petto fino alla ricerca di quell’unica risposta. E poi? E poi agirei.
Avrei finalmente imparato, ma la fortuna mi ha voluta piccola e triste davanti a pagine bianche, con una buona istruzione, ed io ne ho fatto quel che di meglio credevo.
Il sudore ti ricorda quanto spendi per il tuo valore assoluto. La fatica, per quanto asfissiante, tempra il petto e l’animo alla ricerca, allo scavare ancora, perché non hai la quiete di chi ha, nello scrigno, le verità. Anche se essa spesso risulta singolare ai punti di vista. Qual’è il tuo?
Sono un menestrello, una giullare, una cantastorie, e l’amore della mia vita ora oscilla fra un uomo vero ed uno fittizio ed astratto, una lussuria cerebrale, così l’unione carnale la assimilo alla mia dettatura ed è così che trovo l’ispirazione.
La mia musa ha occhi e bocca, e penso che in ogni romanzo, da questo a quelli a venire, vi si riscontreranno tracce.
Ma poi, mi ricordo anche di cosa ne faccio, io, dei suoi occhi, della sua bocca, e mi sento un po’ più un essere umano.
Per ogni volta che in quattro mura mi sono sentita lo spigolo, mi sarei dovuta ricordare che sono i vertici a tenere in posizione le pareti, e solo in questo modo che avrei capito meglio il mio dolore.
Odio i testi motivazionali, detesto i cliché, i luoghi comune, i detti e tante frasi di anziani su quando il globo sia cattivo proprio perché popolato da persone, e poi ancora: di quanto bisogna adattarsi ad una terra, di quanto è un’utopia trovare quel singolo soggetto capace di risolvere ogni problema.
Qui entra in gioco la mia presentazione.
Io ho la mia ispirazione e le mie mani, ho una tastiera ed un valore assoluto, e con me la rabbia di chi ha un sacco di cose da dire, cazzo, ed il mondo ancora non mi conosce, lo trovi giusto?
Cavalco l’onda della bassa attenzione di un lettore per infilare tante frasi d’amore in mezzo ad una trama, perché è ci che mi affascina di più, il legame segreto di tutte le cose, di un muscolo che batte nell’incavo dei polmoni e di come ogni immagine, se realizzata, centri con ogni singolo passo della storia.
E tu?
I tuoi passi?
Dove stai andando?
Qual è il tuo valore assoluto?
Io sto preparando le valige, e con le mie parole ci tappezzo il mondo.
E a te, lettore, dove ti spinge l’amore?
Categoria BIOGRAFIA