Volare non significa solo muovere le ali...
Volare non significa solo muovere le ali, ma riuscire a muoversi e a restare in aria senza sostegno.
Ecco un aforisma che proviene dalla tradizione sapienziale indiana. Mi fa
pensare indirettamente a chi non sa nuotare: si ha un bel dire che si devono muovere
braccia e gambe; appena immersi nell'acqua, si mettono certo ad agitare le
estremità ma lo fanno in un modo tale che non solo non si resta a galla ma si
piomba irrimediabilmente e velocemente verso il basso. Così è per il volare e
così è per l'esistenza sia spirituale sia anche quotidiana. Non basta agire
forse anche con frenesia e appassionatamente, è necessario usare intelligenza e
sapienza, ponderazione e riflessione, concentrazione e addestramento.
Ai nostri giorni sembra, invece, in molti campi prevalere l'approssimazione, il
pressappochismo, la faciloneria, pronti poi a incolpare gli altri o la società
se cadiamo miseramente. Ma l'immagine del volo mi fa venire in mente per
assonanza un detto del poeta francese ottocentesco Paul Verlaine: «Meglio
essere una rondine che una piuma». Questa comparazione, che ha un popolare
risvolto primaverile. Certo, sia la rondine sia la piuma si librano nell'aria,
ma la differenza è netta: la rondine sceglie la traiettoria, naviga contro il
vento opponendogli il suo petto carenato; la piuma, invece, è sospinta da ogni
corrente d'aria, è succube a ogni soffio. Una domanda s'impone: e noi come
siamo? Siamo rondini libere e sicure o piume agitate da ogni brezza e
variabilità?