Una formica ...
Una formica sotto la scarpa di un uomo non ha la più pallida idea di come sia un volto umano. E noi, di fronte al volto di un uomo ignoriamo nella stessa maniera come sia il suo cuore.
Per pura casualità o per un sottile gusto perverso la nostra scarpa talora
spiaccica la formica che ci attraversa la strada. Tra essa e l'enormità della
nostra figura, anzi, tra il suo capino e il nostro volto c'è una distanza quasi
abissale, un'impossibilità di comunicazione. Parte da questa immagine Milena
Jesenská (1896-1944), la donna praghese divenuta celebre per il suo amore con
lo scrittore Franz Kafka che rimarrà legato a lei dal 1920 al 1922,
punteggiando quel periodo con le note Lettere a Milena. L'immagine è assunta
come comparazione per indicare l'immenso segreto del cuore umano: di una
persona vedi il volto, da esso riesci a intuire qualcosa quando arrossisce,
quando ti guarda, sorride o piange, ma l'intimo più profondo rimane celato.
E' solo con la comunicazione libera e sincera di sé che quell'abisso viene
colmato, il che accade raramente, talora neppure nel matrimonio. Certo, c'è
un'intimità che può rimanere sempre e solo "personale" e l'altro deve
rispettarla. Il poeta libanese K. Gibran agli sposi suggeriva: «Cantate,
ballate insieme e siate gioiosi, ma lasciate che ognuno sia solo: anche le
corde di un liuto sono sole eppure fremono alla stessa musica. Datevi i vostri
cuori ma non per possederli, perché solo la mano di Dio può contenerli». C'è,
dunque, una solitudine necessaria che dev'essere tutelata, ma è importante
anche che ci si avvii sulla strada della comunione in cui si possa essere «un
cuor solo e un'anima sola» (Atti 4, 32).