Un giorno rabbí Mendel di Kotzk stava...

Un giorno rabbí Mendel di Kotzk stava ricevendo alcuni ospiti molto colti e sapienti. All'improvviso li stupì chiedendo loro: «Dove abita Dio?». Quelli reagirono ridendo: «Ma non lo sai? Il mondo non è forse pieno della sua gloria?». Il rabbí, invece, replicò: «Dio abita dove lo si lascia entrare!».
Questa breve parabola della tradizione dei Chassidim, la comunità ebraica mitteleuropea sorta nel Settecento. L'antico rabbí con la sua frase illumina un nodo capitale della teologia, quello dell'incontro tra la grazia divina e la libertà umana. Nella narrazione evangelica della Passione noi vediamo soprattutto una serie di porte rinchiuse al passaggio di Dio. La folla urlante, i capi religiosi e politici, i torturatori, ma anche i discepoli stessi di Cristo che fuggono e tradiscono: tutti costoro incarnano una storia ininterrotta di rifiuti, di negazioni, di isolamenti da parte di tanti uomini e donne.
Ma c'è anche chi spalanca la porta per far entrare Dio: è il Cireneo, sia pure esitante, sono le donne di Gerusalemme che s'accostano al condannato Gesù, è Maria con le altre donne discepole che si stringono alla croce insanguinata e a quel corpo martoriato, è il "discepolo amato" e persino quello straniero di altra religione, il centurione romano. L'appello è, dunque, chiaro: non cerchiamo Dio attraverso mediazioni esteriori, ma - come suggeriva l'Apocalisse (3, 20) - andiamogli incontro mentre passa per le nostre strade o quando bussa alle nostre porte per avere un posto alla nostra mensa e, così, cenare con noi, nell'intimità.