Notte di San Lorenzo (A Silvia)

Notte di San Lorenzo

(A Silvia)

 

Notte di stelle cadenti.

Notte di sogni sfumati.

Notte dove fioriscono le passioni

e si oscurano gli amori.

Notte dove l’occhio inquieto fissa le tenebre

e si perde in un cielo ferito

perché Silvia non è guarita

ma è stata derisa dal vile e perfido male.

Notte di stelle cadenti.

Notte malsana.

Notte violata.

Notte dalle trecce lucenti

non più gaia in questa torrida estate

perché l’amore ha conosciuto il dolore

che lentamente carezza il fiume dell’amarezza.

 

Ancora scosta la madre con le sue nude mani la lastra di marmo per vedere nuovamente quella bambola ormai logora su una bianca bara che bianca non è più. Era la sera di San Lorenzo quando mi dissero che Silvia di appena nove anni era affetta da Lupus eritematoso sistemico. Non sapevo cosa fosse ma la gravità della malattia non lasciava speranze. Alzai gli occhi al cielo e un stella cadente tracciò una linea retta nel cielo buio. Fin da bambino mi dicevano che se avessi visto una stella cadente e nello stesso momento avessi espresso un desiderio, si sarebbe avverato. Ma non fu così, la morte si presentò senza bussare, con la sua superbia e la sua crudezza compì l’infame sacrificio. Quel giorno mi sentii impotente, deluso, senza desiderio, privo di speranza, scavato nell’anima, pensai alla fortuna di Abramo quando Dio intervenne fermando la sua mano. Perché Dio non ha fermato il braccio della morte? Perché? Perché l’inverno ha gelato le soglie della primavera e il ricordo di Silvia rimarrà per sempre in questa pozza d’inchiostro ad impadronirsi di una luce che non illuminerà più nessuno.