MARIJA SKOBCOVA
Ci sono due modi di vivere: camminare sulla terra ferma facendo solo ciò che è giusto e rispettabile e, così, misurare, soppesare, prevedere. Ma si può anche camminare sulle acque. Allora non si può più misurare e prevedere ma è necessario credere incessantemente. Basta un istante di incredulità per cominciare ad affondare.
Nel lager
nazista di Ravensbrück il 31 marzo 1945 veniva eliminata Mat’ Marija, una
monaca ortodossa, nata a Riga in Lettonia nel 1891, con un passato di
rivoluzionaria, di sposa, di intellettuale. Era stata arrestata perché a
Parigi, ove era esule, aveva aiutato all’espatrio vari bambini ebrei. Dal suo
Diario ho estratto questa riflessione particolarmente intensa che delinea
"due modi di vivere". C’è innanzitutto la scelta del buon senso, del
quieto vivere, dell’avvedutezza vantaggiosa. Certo, ha anch’essa un suo
significato, risponde a esigenze concrete, è retta dalla logica, dal calcolo,
dai vari dosaggi delle azioni, dal criterio e dalla rispettabilità.
Viene, però, il momento in cui bisogna avere il
coraggio del rischio. Si deve abbandonare la terra ferma, ove i piedi sono ben
piantati, e ci si deve inoltrare sul mare, fluido e mutevole, non di rado
agitato dalla bufera. È, questo, il tempo della generosità assoluta, della fede
pura: il pensiero corre a san. Pietro che cammina sulle acque verso Cristo e
s’impaurisce, scivolando tra le onde. Nella vita cristiana non si può e non si
deve vivere sempre di calcoli, di interesse personale, di tornaconto. Bisogna
ingaggiare la sfida del rischio, della donazione assoluta, del mettere a
repentaglio il proprio benessere per salvare un altro. È la strana legge
evangelica del perdere per trovare.