LEONARDO SCIASCIA
«E' ormai difficile incontrare un cretino che non sia intelligente e un intelligente che non sia un cretino. E dunque una certa malinconia, un certo rimpianto tutte le volte ci assalgono quando ci imbattiamo in cretini adulterati, sofisticati. Oh i bei cretini di una volta! Genuini, integrali. Come il pane di casa. Come l’olio e il vino dei contadini».
Queste sono parole sarcastiche di
Leonardo Sciascia, presenti nel suo "diario pubblico" Nero su nero
(1979). Certo, c’è una vena costante di pessimismo negli scritti di questo
famoso autore siciliano. Tuttavia come si fa a non condividere il suo sdegno
nei confronti del cretino intelligente? C’è, infatti una legione di saccenti
che sono sempre pronti a dire tutto su tutto, con arroganza, con disprezzo di ogni
altra ragione, con un’enfasi cattedratica che vorrebbe demolire ogni reazione.
È questa appunto la categoria del cretino intelligente che si distribuisce
equamente in tutte le sfere sociali, dall’aula parlamentare alla metropolitana
affollata. I "bei cretini di una volta" non si atteggiavano a
intellettuali, non pretendevano di convincere razionalmente, e alla fine
in loro c’era una vena di semplicità inoffensiva. Ma la lezione che dobbiamo
tutti imparare - perché un piccolo germe di cretineria intelligente alberga in
ogni mente - è quella dell’umiltà o, almeno, della cautela, del ritegno, del
pudore. Riuscire a fermarsi a metà, dopo essersi imbarcati in uno sproloquio;
frenarsi quando ci si accorge che siamo saliti in cattedra e stiamo giudicando
e pontificando a livello planetario; bloccare l’entusiasmo nelle nostre
capacità: ecco qualche antidoto per guarire da questa forma moderna di
cretineria.