LEGGERE

Quando un uomo sente il mondo farsi oscuro attorno a lui, legge un libro e vede un altro mondo.

Blume non ha denaro né ricchezze. Tutto ciò che ha sono le sue mani che affitta agli altri. Ma la sua anima è libera. La sua anima si aggira libera tra i mondi. Com’è bello il lume del sabato nella stanza di una fanciulla modesta che si riposa dalla fatica leggendo un libro. C’è un intenso romanzo di una delle figure più alte della letteratura ebraica moderna, Shmuel Y. Agnon (1888-1970), Nobel nel 1966. Il titolo è Una storia comune  e raccoglie una vicenda delicata e dolente che ha per protagonista un amore reso impossibile dalle convenzioni e dagli interessi. La donna è Blume, un’orfana poverissima, votata ad essere la domestica nella casa dei parenti ricchi ove incontra l’amore impossibile, quello del figlio dei padroni, Hershl. La sua oasi di pace, in mezzo alla quotidianità fatta solo di lavoro e di umiltà, è proprio quando essa può ritirarsi a leggere alla luce di una candela. Il suo è, allora, un viaggio quasi su un cocchio alato verso altri mondi, nella libertà pura dello spirito. È, questa, un’esperienza sempre più rara nei nostri giorni frenetici e colmi di immagini e di parole televisive. Un’esperienza che, se condotta su libri autentici e non testi destinati allo spaccio di sensazioni vacue e fatue, non ti lascia indenne. Lo scrittore polacco Witold Gombrowicz (1904-1969) osservava: «La lettura seria non è fatta per facilitare l’esistenza, bensì per renderla più difficile». È per questo che chi si mette tra le mani il Vangelo e lo segue con attenta partecipazione ne ha alla fine l’anima colpita come da un ferro incandescente.