LA TERRA DEI FUOCHI
La Terra dei fuochi
(Alla mia Terra)
La storia nel suo smarrimento
si affaccia nei luoghi
che da sempre abita
nella sua retorica, immemore e incurante.
Il tempo ha perso i suoi miti
e persino la memoria
dell’immortale gesta
di viaggiatori del passato
che percorre gli stessi itinerari di oggi.
Questi versi si ribellano
all’ubris degli uomini
che calpestano le speranze dei rematori
perdendo uguaglianza e identità.
Uno sguardo acuto e dolente
si sporge oltre la precaria condizione
di una morte certa,
dovuta ad un degrado del nostro agire insensato e disumano.
In queste terre, l’oblio ha ucciso cultura e sensibilità,
di questa gente che in silenzio assiste alla devastazione
di terre, orti, passato e limpidezza del mare.
Oh! Magna Grecia, non c’è più spazio per la poesia
e nemmeno per l’autoconsolazione
perché la vita annega nel disincanto,
aspro, definitivo, lacerante
e si consola nel buio di ignari sfortunati.
Crolli e frane negano un vivere solare e libero,
perduto dietro a simulacri di una sottocultura devastante.
Partenope colpita al cuore è stata venduta a poco prezzo
e in un dolore amaro lascia intuire solo l’angoscia di ciò che amava.
In queste terre, la vita corre in spazi disarticolati e frenetici
e a fatica cogli il brusio fragile di canne
che grattano i muri dell’anima,
remore solo di una romantica nostalgia.
Solo il pellegrino testimone d’altri tempi,
ricorda un’altra storia,
lontana dalla nostra,
in cui riposava all’ombra
su terrazzamenti strappati con dura fatica alla pietra lavica,
solida come la nostra apatia,
mentre l’oracolo di Cuma
annuncia la morte delle coscienze in queste terre d’esilio
dove i nostri figli scuotono il capo e ci dicono che è tardi.
Il condottiero degli dei abbandonò l’aula del Senato con un gesto eclatante, ritirandosi nella sua villa di Liternum in Campania. “Ingrata patria, ne ossa quidem mea habes”, fu l'ultima frase che rivolse a Roma prima di abbandonarla per sempre.
Abbiamo tradito Scipione che meritava ben altra terra!
Riprendiamoci ciò che nei secoli hanno reso grande la nostra CAMPANIA FELIX.
I nostri morti di cancro non meritano la stessa terra che li ha uccisi! Hanno violentato i nostri figli e il nostro futuro e non abbiamo mosso un dito, non l’abbiamo alzato contro chi ha distrutto i nostri sogni e i sogni dei nostri figli! Non credete a chi per un voto vi promette il futuro, non credetegli è cacciatelo, da questa terra di santi, navigatori e poeti.
“Ho un sogno nel cuore, vedere bianche nuvole che si ergono sulle nostre terre e poi lasciare spazio al cielo terso. Vedere piante e fiori di mille colori, crescere rigogliosi, sorridendo alla brezza del mare nostrum. Sentire il profumo di terra bagnata e acque leggere che sgorgano dall’antica fonte e nell’aria miriadi di sensazioni che penetrano l’anima e il ricordo di chi ha dato la vita per un attimo di libertà, viva nella memoria dei figli dei nostri figli perché nessuno abbia mai più a dire: “Ingrata patria non avrai le mie ossa””.
Ai posteri