LA TERRA DEI FUOCHI

2020123EEE1_155229jpgLa Terra dei fuochi

(Alla mia Terra)

 

La storia nel suo smarrimento

si affaccia nei luoghi

che da sempre abita

nella sua retorica, immemore e incurante.

Il tempo ha perso i suoi miti

e persino la memoria

dell’immortale gesta

di viaggiatori del passato

che percorre gli stessi itinerari di oggi.

Questi versi si ribellano

all’ubris degli uomini

che calpestano le speranze dei rematori

perdendo uguaglianza e identità.

Uno sguardo acuto e dolente

si sporge oltre la precaria condizione

di una morte certa,

dovuta ad un degrado del nostro agire insensato e disumano.

In queste terre, l’oblio ha ucciso cultura e sensibilità,

di questa gente che in silenzio assiste alla devastazione

di terre, orti, passato e limpidezza del mare.

Oh! Magna Grecia, non c’è più spazio per la poesia

e nemmeno per l’autoconsolazione

perché la vita annega nel disincanto,

aspro, definitivo, lacerante

e si consola nel buio di ignari sfortunati.

Crolli e frane negano un vivere solare e libero,

perduto dietro a simulacri di una sottocultura devastante.

Partenope colpita al cuore è stata venduta a poco prezzo          

e in un dolore amaro lascia intuire solo l’angoscia di ciò che amava.

In queste terre,  la vita corre in spazi disarticolati e frenetici

e a fatica cogli il brusio fragile di canne

che grattano i muri dell’anima,

remore solo di una romantica nostalgia.

Solo il pellegrino testimone d’altri tempi,

ricorda un’altra storia,

lontana dalla nostra,

in cui riposava all’ombra

su terrazzamenti strappati con dura fatica alla pietra lavica,

solida come la nostra apatia,

mentre l’oracolo di Cuma

annuncia la morte delle coscienze in queste terre d’esilio

dove i nostri figli scuotono il capo e ci dicono che è tardi.

 Il condottiero degli dei abbandonò l’aula del Senato con un gesto eclatante, ritirandosi nella sua villa di Liternum in Campania. “Ingrata patria, ne ossa quidem mea habes”, fu l'ultima frase che rivolse a Roma prima di abbandonarla per sempre.

Abbiamo tradito Scipione che meritava ben altra terra!

Riprendiamoci ciò che nei secoli hanno reso grande la nostra CAMPANIA FELIX.    

 I nostri morti di cancro non meritano la stessa terra che li ha uccisi! Hanno violentato i nostri figli e il nostro futuro e non abbiamo mosso un dito, non l’abbiamo alzato contro chi ha distrutto i nostri sogni e i sogni dei nostri figli! Non credete a chi per un voto vi promette il futuro, non credetegli è cacciatelo, da questa terra di santi, navigatori e poeti.

 “Ho un sogno nel cuore, vedere bianche nuvole che si ergono sulle nostre terre e poi lasciare spazio al cielo terso. Vedere piante e fiori di mille colori, crescere rigogliosi, sorridendo alla brezza del mare nostrum. Sentire il profumo di terra bagnata e acque leggere che sgorgano dall’antica fonte e nell’aria miriadi di sensazioni che penetrano l’anima e il ricordo di chi ha dato la vita per un attimo di libertà, viva nella memoria dei figli dei nostri figli perché nessuno abbia mai più a dire: “Ingrata patria non avrai le mie ossa””.

                          Ai posteri