La storia di Elisa Agnini

La storia di Elisa Agnini, antesignana del movimento femminista italiano

lI suo motto era "a eguale lavoro, eguale compenso" ed è valido ancora oggi più che mai

Di Daniela Ambrosio

Ci sono donne del passato che avrebbero potuto vivere tranquillamente nella nostra epoca. Per modernità nel linguaggio, per coraggio, ma sopratutto per le battaglie che hanno combattuto. Una di queste è Elisa Agnini, attivista e pioniera del movimento femminista italiano nella seconda metà dell'Ottocento e fino al 1922, anno della sua morte (una data, non a caso, simbolica, visto che è l'anno della Marcia su Roma). Emiliana, figlia della piccola nobiltà, crebbe in un ambiente aperto e tollerante: suo fratello era un deputato socialista, e con lui condivise, giovanissima, la passione per l'associazionismo e gli ideali di giustizia e libertà. Divenne inoltre molto sensibile alla questione dell'emancipazione femminile, un tema completamente nuovo per l'Italia dell'epoca, ancora legata a principi retrogradi, che vedevano la donna congelata in una posizione subalterna. Elisa capì subito che bisognava lottare contro lo sfruttamento delle donne nella famiglia e nel lavoro e lo si poteva fare solo attraverso la la conquista dei diritti. Con altre donne - Giacinta Martina Marescotti, Alina Albani, Virginia Nathan, Maria Montessori ed Eva De Vicentiis - fondò a Roma l'Associazione Nazionale per la donna, la prima organizzazione femminile in Italia. Il focus dell'associazione era rivolto alle leggi che regolavano le relazioni familiari: certo, non si poteva già parlare di lotta al patriarcato, ma sicuramente lo spirito di fondo era quello. Con l'opuscolo informativo intitolato L'oppressione legale della donna, l'Associazione Nazionale per la donna mirava infatti a spiegare ed esaminare articoli di legge a beneficio delle donne. I punti fondamentali su cui la Agnini insisteva erano "l’educazione popolare, l’inserimento delle donne nelle scuole miste, il divorzio, il suffragio femminile, la ricerca della paternità, la difesa dei minori, la protezione del lavoro delle donne e dei fanciulli, ed altre riforme secondarie che furono materia di una lotta continua contro i pregiudizi e le ingiustizie della società". Con il Comitato Pro Suffragio, domandò nel 1910 al Partito Socialista di pronunciarsi a favore del voto alle donne, senza tuttavia ottenere risultati. Fondamentale fu anche il sodalizio con il marito, Vittorio Lollini, di professione avvocato, con il quale presentò una proposta di legge che prevedeva sostanziali modifiche di diversi articoli del codice civile a favore dei soggetti più deboli, le donne ed i loro figli. La proposta però fu purtroppo respinta. Attiva non solo per i diritti delle donne, ma anche contro la guerra - sostenne il ritiro delle truppe italiane dall'Africa e protestò al congresso di Torino (i cui lavori diresse come presidente) contro l'impresa di Libia - Elisa Agnini fu una vera e propria pasionaria. La sua modernità la rende, ancora oggi, un personaggio a cui ispirarsi, così come il suo motto "a eguale lavoro, eguale compenso, a uguali titoli uguale carriera", valido oggi più che mai.