Cantico dei Cantici per Amore… solo per Amore… per Sempre!


 Dedicato a tutti coloro

che hanno avuto la grazia di amare

nei momenti oscuri e sereni,

nel sorriso e nelle lacrime

in quella stupenda avventura che è l’amore.

 

 

VIII

Nella notte un’assenza

 

5 Lei

 

2Mi sono addormentata, ma veglia il mio cuore.
Un rumore! La voce del mio amato che bussa:
«Aprimi, sorella mia,
mia amica, mia colomba, mio tutto;
perché il mio capo è madido di rugiada,
i miei riccioli di gocce notturne».

 

3«Mi sono tolta la veste;
come indossarla di nuovo?
Mi sono lavata i piedi;
come sporcarli di nuovo?».

 

4L'amato mio ha introdotto la mano nella fessura
e le mie viscere fremettero per lui.

5Mi sono alzata per aprire al mio amato
e le mie mani stillavano mirra;
fluiva mirra dalle mie dita
sulla maniglia del chiavistello.

 

6Ho aperto allora all'amato mio,
ma l'amato mio se n'era andato, era scomparso.
Io venni meno, per la sua scomparsa;
l'ho cercato, ma non l'ho trovato,
l'ho chiamato, ma non mi ha risposto.

7Mi hanno incontrata le guardie che fanno la ronda in città;
mi hanno percossa, mi hanno ferita,
mi hanno tolto il mantello
le guardie delle mura.

 

8Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
se trovate l'amato mio
che cosa gli racconterete?
Che sono malata d'amore!

 

Coro

 

9Che cosa ha il tuo amato più di ogni altro,
tu che sei bellissima tra le donne?
Che cosa ha il tuo amato più di ogni altro,
perché così ci scongiuri?

 

Lei

 

10L'amato mio è bianco e vermiglio,
riconoscibile fra una miriade.

11Il suo capo è oro, oro puro,
i suoi riccioli sono grappoli di palma,
neri come il corvo.

 

12I suoi occhi sono come colombe
su ruscelli d'acqua;
i suoi denti si bagnano nel latte,
si posano sui bordi.

13Le sue guance sono come aiuole di balsamo
dove crescono piante aromatiche,
le sue labbra sono gigli
che stillano fluida mirra.

14Le sue mani sono anelli d'oro,
incastonati di gemme di Tarsis.
Il suo ventre è tutto d'avorio,
tempestato di zaffiri.

15Le sue gambe, colonne di alabastro,
posate su basi d'oro puro.

 Il suo aspetto è quello del Libano,
magnifico come i cedri.

 

16Dolcezza è il suo palato;
egli è tutto delizie!
Questo è l'amato mio, questo l'amico mio,
o figlie di Gerusalemme.

 

6 Coro

 

1Dov'è andato il tuo amato,
tu che sei bellissima tra le donne?
Dove ha diretto i suoi passi il tuo amato,
perché lo cerchiamo con te?

 

Lei

 

2L'amato mio è sceso nel suo giardino
fra le aiuole di balsamo,
a pascolare nei giardini
e a cogliere gigli.

 

3Io sono del mio amato
e il mio amato è mio;
egli pascola tra i gigli.

 Il notturno dell’assenza

(5,2-8)

 

È una notte senza luna, la donna dorme, affonda le sue guance in un morbido cuscino, ma il suo cuore veglia, l’amato non è accanto a lei ma il suo cuore è nell’anima sua, nel suo spirito. L’amata dorme ma l’amore veglia. All’improvviso nella nebulosità del sonno, una voce le fa sobbalzare il cuore: è lui, l’amato del suo cuore che bussa alla porta. «Aprimi, sorella mia, amata mia, mia colomba perfetta». L’amato manifesta la grandezza dell’amore che lo anima, il desiderio di unicità, il bisogno dell’incontro totale. Lo sposo si fa conoscere attraverso la sua voce che è fonte di acqua viva e come gocce di rugiada piano pian riempie il cuore e disseta l’anima «Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me»[1] «perché la tua rugiada è rugiada luminosa»[2]. Anche se egli viene dalla lunga notte orientale, porta con se il freddo e il gelo della solitudine, della lontananza, altro non cerca che di essere accolto, di sciogliersi nell’abbraccio infuocato dell’amata. L’amore chiede di essere continuamente ascoltato e ospitato. Il vero amore è impegnativo, come lo è ogni donazione di sé; è strappare qualcosa dallo stesso cuore, dalla vita, è infrangere l’egoismo, sempre solido dentro di noi.  

Se l’amore è vero, profondo, sincero, la strada che ce lo fa raggiungere è, sì, faticosa e aspra, ma paradossalmente, lieve e dolce. Se si ama, tutto diventa più facile, spontaneo, superabile. È per questo che bisogna trovare un significato vero per la vita e, allora, si avrà sempre fiato e forza per raggiungere e conquistare la meta. Nella relazione c'è una necessità di contatto, di dialogo, di simpatia, di amore, di reciprocità che rende più gioiosa la vita, meno amaro il dolore, più intenso l'impegno. «Il vero amore non muore mai. Non conosce stagioni: le ore, i giorni, gli anni sono soltanto frammenti di stelle spente, brandelli di tempo. Il cuore è come un uccello in grado di vedere il cielo mentre vola silenziosamente nell'immensità del deserto. Migra in quella solitudine per andare incontro a chi ha bisogno d'amore»[3].

La voce dell’amato lo rende presente, armeggia al chiavistello per farlo saltare, basta questo perché egli tocchi l’anima dell’amata profondamente. L’amata si sente scossa da questo desiderio di dono, di unità, di “una sola carne”, «le mie viscere fremettero per lui» è fremito gioia profonda, intima, radicale. La potenza dell’amore sconvolge l’essere dal di dentro ed esulta come esultò di gioia Giovanni nel seno di Elisabetta «Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo»[4].  L’amore è phatos che scuote la persona e la accende di nuova vitalità.

 «Amare vuol dire essere vicino alla persona che si ama

vicino all’amore col quale sono amato.

Amare è camminare con l’immagine della persona amata negli occhi e nel cuore.

Vuol dire vegliare questo amore col quale sono amato

e scoprire la sua divina e umana bellezza»[5].

 L’amata non si alza subito: è solo una reticenza capricciosa o il suo cuore non è ancora pronto per l’incontro? Nella relazione c’è, infatti, sempre in agguato la tentazione del possesso dell’altro. L’altro si trasforma in un oggetto più o meno utile. L’amore è ricevere l’altro come un dono libero; è la reciprocità nella comunione che rende l’uno tutto dell'altro e viceversa. In questa luce si comprende che io entro in contatto con l’altro non per possederlo o sfruttarlo, ma per accoglierlo e farmi accogliere. Il risultato è molto più ricco, efficace, persino più produttivo di quanto accada col dominio e il controllo dell’altro.

Quando l’amata capisce che non può più aspettare e si avvicina alla porta per far saltare il chiavistello gli rimane solo il profumo del suo amato attaccato alla maniglia che si confonde con le sue mani, è la mirra, la fragranza preferita dal suo uomo, un profumo aspro e acuto, una resina aromatica intensa, la porta si spalanca sulla notte buia, sul silenzio glaciale.

Nel silenzio della notte affiorano dubbi, perplessità, paura e timore. Quando la vita coniugale è attraversata dalla “notte oscura”, il dramma si mostra come un perdersi, come una discesa in un baratro. Ma il perdersi prepara e può preparare ad un ritrovarsi ancora più in profondità. Non esiste nessuna notte senza l’alba. Non esistono matrimoni che non si possono recuperare, anche quando si delineano drammi come l’infedeltà e il tradimento. L’amore chiama l’Amore più grande. L’amore non è come un oggetto che, una volta perso, lo si è smarrito o distrutto per sempre. È una realtà vivente che può rinascere, come un tronco arido può ancora gettare germogli. Basta aver fiducia e pazienza e non affrettarsi, come spesso oggi accade, a seppellire il matrimonio. Affermava lo scrittore francese François Mauriac: «L'amore coniugale, che persiste attraverso mille vicissitudini, mi sembra il più bello dei miracoli, benché sia anche il più comune». Non bisogna lasciarsi schiacciare dalla delusione ma ritornare ai “primi tempi” della relazione: «Mi ricordo di te, dell'affetto della tua giovinezza, dell'amore al tempo del tuo fidanzamento, quando mi seguivi nel deserto, in terra non seminata»[6]. Occorre andare oltre: «Il mio cuore si commuove dentro di me. Il mio intimo freme di compassione»[7].  L’amata ora vuole rigenerare la relazione, non può e non deve rassegnarsi e si incammina nella notte senza luna. Egli è penetrato nell’intimo dell’animo come un’acuta spada penetra attraverso la barriera dei pensieri, esplora l’intimo del cuore, seguendo la sua parola, cerca l’Amato. È una ricerca disperata, fatta di solitudine, silenzio, lontananza. È un cercare senza trovare, un chiamare senza ricevere risposta. Ma l’amore si accende e l’amata esce in cerca dell’amato per le strade e le piazze della città deserta. Percorre la città come una donna perduta, vagabonda. Improvvisamente in un angolo viene individuata da una ronda che scambiandola per una prostituta, la percuotono, feritala, l’abbandonata sul selciato. Malgrado umiliata e percossa non si perde d’animo, il suo desiderio è ritrovare l’amato. «Con te io voglio stare tutta notte e combattere fino all'irrompere del giorno. Arrenditi a me ora; io sono debole e, disperando di me stesso, in te confido. Parla al mio cuore con parole di benedizione e dimmi se il tuo nome è Amore. «Sì, Amore, Amore», sento il tuo sussurro nel mio cuore. Intanto irrompe il mattino e fugge ogni ombra: la tua natura e il tuo nome è Amore»[8]. Niente e nessuno può allontanarla dall’amato della sua vita, né «la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada»[9], né vita, né morte, né alcuna altra creatura può separarla dall’amore dell’Amato. Ella continua a cercare l’amato chiamando in aiuto le figlie di Gerusalemme. Capisce che da sola non può trovare l’amato, ha bisogno delle sue compagne, perché lo cerchino con lei, la accompagnino nella sua ricerca, intercedano per lei davanti all’amato, gli dicano che è ferita, malata d’amore. «O pastori che state sul colle, se per caso vedete colui che desidero, ditegli che soffro, patisco e muoio»[10].

Lancia un appello al coro delle «figlie di Gerusalemme» perché anch’esse si associno alla ricerca dell’amato del suo cuore. L’amore ha ripreso vita, entra nell’anima della donna, la sconvolge e la trascina in uno slancio che non si placa «…quanto sia malata d’amore per lui… Egli mi ha ferita fino a morirne. Se lui mi abbandona e non mi unge le ferite, non potrò mai guarire. Se tutti i monti avessero un balsamo adatto e le acque una pozione salutare e gli alberi fioriti fossero una benda, non potrei lo stesso guarire»[11]. Il vero amore non è sentimentalismo freddo e superficiale né mera esplosione dei sensi, non è fatto per gente superficiale e banale, «il vero amore è una quiete accesa»[12] è pace silenziosa e grido ardente.

 

Salvatore Monetti

 

 

 

 

 



[1] Gv 7,37.

[2] Is 26,19.

[3] Battaglia Romano, Com'è dolce sapere che esisti, Ed. Rizzoli 2006.

[4] Lc 1,44

[5] Karol Wojtyla, Pietra di luce.

 [6] Ger 2,3-4

[7] Os 11,7-8

[8] Charles Wesley.

[9] Rm 8,35.

[10] San Giovanni della Croce

[11] Matilde di Magdeburgo.

[12]  Giuseppe Ungaretti.