APICE tra il ricordo e la memoria
Salutai l’uomo e mi avviai al nuovo ingresso del paese, ad accogliermi fu la Presidente della Proloco di Apice la Sig.ra Carmela D’Antonio accompagnata da un vivace e simpatico bambino. Subito dopo ci raggiunge l’Assessore alla Cultura, Daniela D’oro, una giovane ragazza dai capelli folti e ricci, dai suoi occhi trapelava l’entusiasmo e la voglia di recuperare ciò che non doveva essere dimenticato. Mi guidarono per le strade del vecchio paese percependo nel loro animo tanta voglia di conservare e riacquistare ciò che restava del borgo abbandonato, mi affascinava ogni parola che dicevano, avevano un enorme potere evocativo, parlavano di quel luogo come se in tempo si fosse fermato e da lì a qualche attimo tutto dovesse ritornare come prima, credo che questo sia il motivo del perché tanta gente non aveva portato via il mobilio e arredi dalle case, con quel segno il paese potesse vivere ancora.
Riportare in vita Apice “vecchia” non significa essere nostalgici di un passato perduto, ma vuol dire ritrovare momenti di intimità, di felicità, riscattare un mondo sommerso di potenzialità incompiute, suscettibili di future realizzazioni. In ogni porta chiusa o casa abbandonata c’è il ricordo di persone che chiedono ascolto, i loro volti, le loro storie devono diventare un luogo in cui continuiamo a proteggerci e a riconoscerci, c’è bisogno di stabilire legami concreti tra passato e presente e custodire tracce per un futuro fecondo e totalmente nuovo.
Salvatore Monetti
Dal libro: Apice tra il ricordo e la memoria, Salvatore Monetti 2021